ROMA – “Aiuto!”, scritto a caratteri cubitali. Nulla di più esplicito. Per gridarlo ancora più forte e chiaro, i giornalisti di Condé Nast, impegnati in uno sfiancante braccio di ferro con l’azienda, hanno comprato una pagina su Il Fatto Quotidiano. Che la pubblica, non a caso, nel giorno che precede l’incontro, fissato negli uffici della Regione Lombardia, in cui l’azienda deciderà “definitivamente e in maniera unilaterale” di mettere in Cassa integrazione a zero ore cinque giornaliste.
Sono le cinque colleghe, su 14, che, dopo la chiusura di Vogue Sposa, Vogue Bambino e Vogue Uomo – denunciano, ancora una volta, i giornalisti Condé Nast – non hanno accettato l’incentivo all’esodo proposto dall’azienda. Rimarcando che si tratta di 5 su 14 persone, 5 su un organico attuale di 103, i giornalisti definiscono il “ricorso unilaterale a questo tipo di ammortizzatore” come un provvedimento “in contrasto stridente con la storia e il prestigio della casa editrice Condé Nast, che ha sempre gestito questi eventi ricollocando giornalisti o ricorrendo alla solidarietà”.
Dunque, scrivendolo a tutta pagina su un quotidiano nazionale, assemblea e Cdr del gruppo rivolgono l’ennesimo, accorato appello all’azienda, chiedendole, “sulla scia delle iniziative sindacali poste in atto fino a ora insieme all’Associazione Lombarda dei giornalisti e alla Fnsi”, di “non festeggiare l’8 marzo mettendo in cassa integrazione a zero ore 5 donne”, ma di “ripensare a questa decisione e tornare sui propri passi”. (giornalistitalia.it)
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