TORINO – «È morto Mimmo Càndito, e per molti lettori de La Stampa non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro». Un “attacco”, quello dell’articolo con cui il quotidiano torinese dà notizia della scomparsa di Càndito, che non lascia dubbi sullo spessore del giornalista. E sulla sua longeva carriera. Perché «per alcuni decenni, tutti hanno letto le sue corrispondenze di guerra – scrivono oggi colleghi della Stampa – e apprezzato l’umanità con le quali le scriveva. È stato un grande reporter, uno di quelli all’antica che sono fioriti prima di Internet e dei comodi reportage in diretta dei network televisivi».
Mimmo Càndito – anche il nome la dice lunga sulle origini, non certo piemontesi – era nato a Reggio Calabria nel 1941, ma aveva iniziato il mestiere a “Il Lavoro” di Genova, dove si era trasferito negli anni Sessanta per approdare, poi, a La Stampa nel 1970.
Storico corrispondete di guerra, è stato inviato in ogni angolo del mondo: dal Medio Oriente all’Asia, e, ancora, in Africa, tra le rivoluzioni del Sud America, in Afghanistan, quando lo invasero i russi e anche quando lo invasero gli americani, tra le bombe della Nato in Kosovo e alle Falkland per la guerra tra Gran Bretagna e Argentina.
Ci lascia, inoltre, una decina di libri, tra cui vale la pena ricordare “55 vasche. Le guerre, il cancro e quella forza dentro” (pubblicato nel 2016), perché in queste pagine Mimmo Càndito ha voluto raccontare la sua malattia. Quella con cui combatteva dal 2005 e che, alla fine, lo ha ucciso, a 77 anni.
Impegnato nella difesa della libertà di stampa, era presidente della sezione italiana di Reporter Senza Frontiere. Il suo “I reporter di guerra. Storia di un giornalismo difficile da Hemingway a internet” (Baldini&Castoldi edizioni) resta una pietra miliare per gli studenti di giornalismo.
Mimmo Càndito lascia la moglie, la nota giornalista e critica musicale, Marinella Venegoni. (giornalistitalia.it)
FNSI E STAMPA SUBALPINA: «SE NE VA UN GIORNALISTA IMPEGNATO IN TRINCEA»
ROMA – La Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Associazione Stampa Subalpina esprimono il loro “cordoglio per la scomparsa di Mimmo Candito, giornalista coraggioso, impegnato sulla trincea della libertà dell’informazione fino agli ultimi giorni della sua vita”.
«Ci mancherà il suo esempio di inviato sui fronti di guerra – sottolineano Fnsi e l’Assostampa del Piemonte – dove non si è mai accontentato delle verità a portata di mano ma ha saputo cercarle mettendo anche a repentaglio la sua incolumità e salute personale. Ma ci mancherà anche la passione con la quale insegnava ai giovani i segreti di una professione in trasformazione. Anche la sua ultima battaglia contro la malattia, che ha saputo condurre e descrivere con la forza delle parole, racconta di un uomo che lascia un vuoto incolmabile nel giornalismo italiano. Dai giornalisti italiani e piemontesi un abbraccio a Marinella, sua compagna di vita». (giornalistitalia.it)