ROMA – Esattamente quarant’anni fa scoppiò in Italia lo scandalo Lockheed, legato alle bustarelle per 1 milione 456 mila dollari versate sull’acquisto degli aerei Hercules-C 130, che portò poi, nel marzo 1979, alla sentenza definitiva di condanna dell’ex ministro della Difesa, Mario Tanassi, e di numerosi altri imputati “eccellenti” da parte della Corte Costituzionale integrata per i procedimenti d’accusa.
Fu quello il primo vero scandalo nel nostro Paese, legato al pagamento illecito di tangenti su commesse pubbliche, che ebbe a lungo l’onore delle prime pagine di tutti i quotidiani e settimanali dopo l’inserto de “L’Europeo” con gli atti contenuti nel celebre rapporto Church.
All’epoca ero ancora un aspirante cronista giudiziario al “Corriere della Sera”, ma già conoscevo bene gli ambienti giudiziari della capitale avendo già fatto esperienza in importanti studi legali. E proprio io sono stato uno degli inventori del cosiddetto “giornalismo investigativo”. Sulla Lockheed feci numerosi scoop che, non potendo ancora firmare sul quotidiano milanese, comparivano solo a nome dei due tra i più grandi giornalisti con i quali ho avuto l’onore di lavorare gomito a gomito, cioè Giampaolo Pansa e Gaetano Scardocchia.
Prova ne é l’articolo di Giampaolo Pansa “Lettera a un giornalista morto a New York” pubblicato su L’Espresso del 28 novembre 1993 a pag. 51 in memoria dell’inviato di punta del “Corriere della Sera” e poi mio ex direttore a “La Stampa” Gaetano Scardocchia, deceduto all’improvviso a New York pochi giorni prima, con cui egli aveva scritto a quattro mani l’inchiesta sulla Lockheed.
Scrive Pansa: “Fu il nostro, tuo (cioé di Scardocchia, ndr) e mio, protoscandalo tangentizio. Disseppellito, pezzo dopo pezzo, con l’aiuto di quella giovane volpe del Pierluigi Franz. Il quale Franz guatava anche te ringhiando: “Come? Non siete mai stati in una cancelleria di tribunale? Non sapete consultare l’archivio di una Camera di Commercio? Ma allora che giornalismo investigativo pretendete di fare?” E noi, a testa bassa, giù a provare e riprovare, passando di errore in errore, perché non c’era nessun Sant’Antonio Di Pietro a cui votarci, allora”.
L’episodio é ricordato nel 2003 anche dal laureando Francesco Abiuso nella sua tesi in “Storia del giornalismo” alla Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Insomma, perché ora nessun giornale ricorda più lo scandalo Lockheed?
Pierluigi Franz