Committee to Support Palestinian Journalists denuncia arresti “barbarici e arbitrari”

28 giornalisti palestinesi nelle carceri israeliane

Un giornalista palestinese ferito dai soldati israeliani nella Striscia di Gaza viene soccorso dai colleghi

Un giornalista palestinese ferito dai soldati israeliani nella Striscia di Gaza viene soccorso dai colleghi

RAMALLAH (Palestina) – Il numero di giornalisti palestinesi detenuti nelle carceri israeliane è salito a 28 in seguito all’arresto di tre giornalisti negli ultimi giorni. Lo ha annunciato il Comitato di protezione dei giornalisti palestinesi (Committee to Support Palestinian Journalists). In una dichiarazione, il Comitato ha condannato quelli che ha descritto come arresti “barbarici e arbitrari” ai danni giornalisti palestinesi.
“L’occupazione israeliana – denuncia il Comitato – cerca di imbavagliare la bocca dei giornalisti palestinesi e impedire loro di smascherare le sue barbare pratiche nei territori palestinesi occupati”.
Le forze israeliane, ha sottolineato il Comitato, hanno recentemente arrestato il direttore delle informazioni della Commissione per i detenuti e gli ex detenuti, Thaer Shartih, dopo aver preso d’assalto la sua casa nel villaggio settentrionale di Ramallah, Al-Mazraa Al-Gharbia.
Sabato scorso, le forze israeliane avevano arrestato Bakr Abdel Haqq, corrispondente per l’emittente Palestine TV, al valico di confine Al-Karama tra Israele e Giordania mentre tornava dopo aver ricevuto un premio al Cairo.
All’inizio del mese, le forze di occupazione avevano arrestato Ola Marshoud, 21 anni, dal campo profughi di Balata a Nablus, dopo essere stata convocata per un interrogatorio durato alcune ore.
JscIl Comitato ha anche sottolineato l’estensione della detenzione dei sei giornalisti palestinesi, Mahmoud Issa, Salah Awad, Ahmed El-Saifi, Hamam Atili, Yousef Shalabi e Munzer Khalaf Mufleh, tutti condannati a pene detentive negli anni scorsi. Ci sono altri sei giornalisti che sono stati trattenuti in detenzione amministrativa nelle carceri israeliane per accuse di incitamento. Sono Nidal Abu Akkar, Hammam Hantash, Mohammed Shukri Awad, Abdullah Shatat, Estabruq Tamimi e Beshra Al Tawil.
In queste ore la situazione tra Israele e Palestina è più tesa che mai. L’esercito israeliano stima che almeno 17mila palestinesi abbiano preso parte venerdì alle manifestazioni di protesta lungo il confine dello stato ebraico con la striscia di Gaza.
Migliaia di palestinesi si sono radunati vicino alla barriera di sicurezza per celebrare il “Land Day”, che commemora l’espropriazione da parte del governo israeliano di terre di proprietà araba, avvenuta il 30 marzo 1976, e le successive manifestazioni in cui furono uccisi sei arabi israeliani. La manifestazione sarà l’inizio della cosiddetta “Marcia del ritorno”, annunciata da alcuni movimenti palestinesi all’inizio di questo mese e che durerà per sei settimane fino al 15 maggio, anniversario della fondazione di Israele, conosciuto come Nakba, la catastrofe, tra i palestinesi. Almeno 5 palestinesi sono rimasti uccisi e 365 sono stati feriti dalle forze armate israeliane nella striscia di Gaza, a seguito dell’intervento dell’esercito di Tel Aviv contro le folle radunatesi al confine dello stato ebraico.
A riferirlo è il ministero della salute di Gaza secondo cui almeno 10 feriti versano in gravi condizioni. Secondo quanto riferito, i dimostranti sono stati colpiti sia da proiettili veri che di gomma, mentre altri sono rimasti soffocati dai gas lacrimogeni. Il comunicato emesso dal ministero non riferisce, però, le cause specifiche della morte e del ferimento delle vittime citate.
In totale sono morte almeno 6 persone nella striscia di Gaza. Un contadino palestinese è stato ucciso e un altro è rimasto ferito nel territorio costiero a causa di alcuni colpi di artiglieria sparati dall’esercito israeliano. (agi)

 

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