ROMA – All’alba i carri armati dell’esercito iracheno agli ordini del presidente Saddam Hussein erano già parcheggiati nel centro di Kuwait City. Era il 2 agosto di 25 anni fa e con un’invasione per molti inaspettata iniziava la la Guerra del Golfo, in quasi sette mesi costata la vita a oltre 5mila civili, a 30mila soldati iracheni e a circa 500 militari della Coalizione guidata dagli Usa.
Fu la guerra in cui due piloti italiani, il maggiore Gianmarco Bellini e il capitano Maurizio Cocciolone, vennero catturati dall’esercito iracheno, rimanendo prigionieri per tutta la durata del conflitto. Il loro Tornado era stato abbattuto nella notte tra il 17 e il 18 gennaio del 1991.
La campagna aerea della coalizione, che dette l’avvio ufficiale della guerra, era iniziata da poche ore. Tre giorni dopo la loro cattura, la tv irachena trasmise l’ormai celebre “interrogatorio in diretta” di Cocciolone, quando di Bellini non si sapeva ancora nulla.
La guerra del Golfo è anche passata alla storia per essere stato il primo conflitto trasmesso in diretta televisiva, in particolare dalla Cnn americana. Le immagini che sugli schermi di tutto il mondo arrivavano colorate di un verde scuro, squarciato da lampi più chiari delle scie dei missili, erano quelle dei primi bombardamenti su Baghdad.
La guerra innescata con l’invasione irachena del Kuwait è poi ricordata, in particolare in Israele e in Arabia Saudita, per il ricorso da parte dell’Iraq ai missili Scud sparati contro lo Stato ebraico e il regno del Golfo, alleati degli Stati Uniti nella regione. La risposta della coalizione fu lo spiegamento e il lancio dei Patriot, missili che riuscirono a ridurre al minimo la minaccia degli Scud, abbattendoli in volo prima del loro impatto sugli obiettivi.
L’Iraq invase il Kuwait dopo aver per settimane minacciato una “ritorsione militare” all’estrazione “illegale” di petrolio da parte del piccolo emirato del Golfo da pozzi a ridosso del confine. Dopo aver ammassato uomini e mezzi dalla seconda metà di luglio, le truppe varcarono la frontiera di sabbia alle 3 di mattina del 2 agosto. Per gli Stati Uniti, sostenitori del Kuwait, era un atto di guerra.
Cinque giorni dopo, cominciava l’operazione Scudo del Deserto e le prime truppe americane arrivarono in Arabia Saudita. All’indomani, Saddam Hussein proclamava l’annessione del Kuwait come 19/ma provincia dell’Iraq.
Dopo l’invio di truppe britanniche e francesi alle basi saudite, il Consiglio di sicurezza dell’Onu passò nel novembre la risoluzione n.678, che imponeva a Baghdad la data del 15 gennaio 1991 come termine ultimo per ritirare le sue forze dal Kuwait.
Il 17 gennaio cominciarono i raid aerei e cinque settimane dopo, il 24 febbraio, prese il via l’operazione di terra, che in meno di quattro giorni costrinse l’Iraq ad accettare il cessate il fuoco. Il presidente Usa George W. Bush annunciò la vittoria e la liberazione del Kuwait.
In guerra persero la vita 3.600 civili iracheni, un migliaio di kuwaitiani e altri 300 uccisi di varie nazionalità. Non si hanno bilanci precisi delle vittime militari irachene, stimate attorno alle 30mila unità. I soldati americani uccisi furono 292, la metà (145) da fuoco amico, e quelli del Kuwait circa 200. (Ansa)
In particolare sulla Cnn. Storico l’“interrogatorio in diretta” del capitano Cocciolone