RANGOON (Birmania) – Nella Birmania di Aung San Suu Kyi dovranno andare a processo i due giornalisti della Reuters accusati di aver violato la draconiana legge locale sul segreto di Stato, mentre coprivano, l’anno scorso, la crisi della minoranza Rohingya, l’etnia musulmana perseguitata nel Paese e costretta a fuggire in massa in Bangladesh. A deciderlo è stato, oggi, la giustizia birmana, con un pronunciamento che ha già fatto parlare di “giornata nera” per la libertà di stampa nel Paese.
I due reporter birmani dell’agenza Reuters, Wa Lone (33 anni) e Kyaw Soe Oo (28 anni), sono stati arrestati lo scorso dicembre e accusati di aver acquisito materiale sensibile, legato alle operazioni di sicurezza nello stato Rakhine; i documenti riguardavano un’offensiva dei militari contro i rohingya, vittime – secondo Onu e Amnesty International – di una campagna di pulizia etnica. Wa e Kyaw, in custodia da quasi sette mesi, sono stati entrambi accusati ai sensi dell’“Atto sui segreti di Stato” dal giudice Ye Lwin del tribunale di Yangon, che ha fissato la prima udienza del processo per lunedì 16 luglio. Se condannati, i due rischiano fino a 14 anni di prigione.
La Reuters sostiene che i suoi giornalisti sono innocenti e che hanno semplicemente fatto il loro lavoro, scrivendo del massacro della minoranza di fede musulmana a settembre scorso e ha chiesto alla giustizia di chiudere il caso.
«È un giorno nero per la libertà di stampa in Myanmar», ha commentato Tirana Hassan, direttore di Amnesty International per le situazioni di crisi, bollando la decisone del giudice come “motivata politicamente”. (agi)
Li rischiano in Birmania Wa Lone e Kyaw Soe Oo per “violazione del segreto di Stato”