Le lotte di ieri per portare avanti quelle di oggi e migliorare le cose con nuove conquiste

1° Maggio, festeggiare per ricordare

Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal e giornalista

ROMA – È un giorno importante per tutti noi che abbiamo fatto delle battaglie sindacali il nostro pane quotidiano.
 Una festa, quella del Primo Maggio, simbolo delle rivendicazioni di tutti i lavoratori.
 Una festa che viviamo oggi con la tristezza nel cuore per ciò che sta avvenendo in Ucraina, con la pesantezza di più di due anni di pandemia e la preoccupante incertezza per il nostro futuro e quello dei nostri cari.
In questi giorni, in molti mi hanno chiesto se ha senso festeggiare il Primo Maggio. 
Me lo sono chiesto anche io: ha senso festeggiare la Festa del Lavoro in un Paese in cui anche chi lavora è povero a causa di salari bassi e precarietà dilagante? 
In un Paese in cui le tasse sul lavoro sono tra le più alte al mondo e i contratti sono bloccati da anni?
Ha senso farlo in un Paese in cui muoiono più di tre persone al giorno sul lavoro, dove le donne sono ancora costrette a scegliere se diventare mamme o lavorare, in cui non si fanno più figli perché i giovani faticano sempre di più ad entrare nel mondo del lavoro anche a causa di politiche errate in materia previdenziale?
 Quel sistema previdenziale che, grazie ad un calcolo sbagliato, riserverà a molti, dopo una vita di lavoro, pensioni da fame?
 Quel sistema previdenziale di cui tanti altri neppure sentiranno parlare perché costretti a lavorare in nero?

Giuseppe Pellizza da Volpedo, “Il Quarto Stato”, olio su tela (293×545 cm) realizzato dal 1898 al 1901, Museo del Novecento di Milano

Ha senso festeggiare in un Paese in cui la pandemia, la conseguente crisi economica, l’inflazione e lo spettro di una guerra globale hanno rimarcato queste condizioni?
 In un Paese in cui la politica appare smarrita e prigioniera di schemi che portano a mettere solo toppe e non a trovare soluzioni pragmatiche tali da sciogliere i nodi nel tempo creati?
Ha senso?
 Sì, lo ha. Mai come oggi. E lo voglio rimarcare.
 Non solo ha senso, ma è necessario festeggiare il Primo Maggio.
 Festeggiare per ricordare, riconoscere le lotte di ieri e portare avanti quelle di oggi.
 Per migliorare le cose attraverso nuove conquiste. Con speranza e coraggio. Per ottenere diritti e condizioni migliori di lavoro, di giustizia sociale, di vita, in un Paese, l’Italia, che la Costituzione definisce solennemente “una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
 Condizione di libertà, di dignità, di unità.
 Buon Primo Maggio. (giornalistitalia.it)

Francesco Cavallaro
Segretario Generale
Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori

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