REGGIO CALABRIA – “In relazione all’assegnazione della scorta al giornalista Michele Albanese, cronista del Quotidiano della Calabria e componente del Comitato di redazione, il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, ed il vicesegretario Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, esprimono “inquietudine per il livello di protezione assegnato che presuppone un pericolo reale”.
Rilevando “come sia significativa la testimonianza di un giornalista indipendente e dedito alla ricerca e alla verifica dei fatti di interesse pubblico, quali elementi centrali della vita civile e della legalità democratica”, Siddi e Parisi sottolineano che “chi, nella malavita, indica come nemico il giornalista, offende l’intera comunità perché mette a rischio una persona che lavora con dignità e rigore morale e professionale”.
“Ci auguriamo – aggiungono segretario e vicesegretario nazionale della Fnsi – che gli inquirenti individuino presto da dove e da chi provengono le minacce. E’ grave che in una società civile ci siano questi fatti che colpiscono persone che, con il loro lavoro, da api operaie, sono simbolo di un impegno per il riscatto morale della comunità di cui fanno parte”.
Franco Siddi e Carlo Parisi, ieri sera, hanno espresso telefonicamente a Michele Albanese, a nome di tutta la Fnsi, “totale solidarietà per la condizione in cui viene a trovarsi e l’auspicio che i responsabili delle minacce siano presto messi nelle condizioni di pagare il loro conto con la giustizia”.
Solidarietà al giornalista viene espressa anche dal Comitato di redazione del Quotidiano della Calabria che “si stringe attorno al collega Michele Albanese, pur nella consapevolezza che il livello della vicenda supera le nostre forze”.
“Siamo profondamente grati alle autorità preposte alla pubblica sicurezza – afferma il Cdr – di aver agito con grande professionalità e con grande attenzione nei confronti del nostro collega e di tutti i giornalisti che forze occulte, al di fuori di ogni legalità e al di fuori di qualsiasi norma di vivere civile, vogliono ridurre al silenzio per continuare a svolgere le loro losche attività”.
Il Comitato di redazione chiede a tutti coloro che, a vario titolo, sono stati, direttamente o indirettamente, parte di vicende come quella che interessa Michele Albanese “di abbassare i toni e di sostenere l’azione delle forze dell’ordine e di quei giornalisti che si battono quotidianamente per rendere migliore la nostra martoriata regione”.
Ho appena chiamato Michele Albanese per salutarlo affettuosamente. La decisione del prefetto Claudio Sammartino e degli organi di polizia di assegnargli la protezione dello Stato è certamente frutto di una riflessione approfondita e avvalorata da un effettivo controllo del territorio. Le modalità urgenti di approntare un livello di protezione a Michele Albanese destano, comunque, inquietudine perchè è comprovata la capacità di analisi del questore Guido Longo e dei comandanti provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza, colonnelli Lorenzo Falferi e Alessandro Barbera, rispetto alla valutazione della pericolosità di alcune manifestazioni e movimenti che stanno scuotendo gli “equilibri” nella ’ndrangheta della piana di Gioia Tauro. Le inchieste in corso, la continua azione di contrasto alla ’ndrangheta in quell’area, il risveglio della società civile, come nel caso del comune di Rizziconi e, aggiungerei, qualche intercettazione ambientale o telefonica, portano a pensare che le ‘ndrine, quando è messo in discussione il loro potere di condizionamento sul territorio, comincino a dare segni di nervosismo e che l’azione dello Stato inizi ad essere particolarmente insopportabile per penetrazione ed efficacia.
Michele Albanese ha l’unico ‘torto’ di avere raccontato con assoluta obiettività quanto sta avvenendo nell’area di Gioia Tauro senza farsi condizionare da nessun potere, occulto o palese che sia.
Carissimi Siddi e Parisi, sono ancora una volta solidale con Voi e con il malcapitato collega, forse però è venuto il momento di uscire da un atteggiamento difensivo, per sollecitare con energia i responsabili istituzionali a liberarci esemplarmente dalle aggressioni e dalle intimidazioni ai giornalisti, un malcostume dilagante in geometrica progressione: basta!
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Caro Alberto, dici bene quando sottolinei che tocca ai responsabili istituzionali “liberarci esemplarmente dalle aggressioni e dalle intimidazioni ai giornalisti”. E a noi sollecitarli. Quello che, al di là delle note ufficiali, come Fnsi abbiamo sempre fatto – con la discrezione che i casi di questo genere impongono – raccordandoci con i prefetti ed il capo della polizia. Senza processi in piazza ed inutili, quanto pericolose, spettacolarizzazioni. Purtroppo, a volte, a gettare benzina sul fuoco è, invece, proprio chi ha il compito di placare gli animi e garantire il rispetto della legalità. Il problema, oltre che sociale, è culturale, e la cultura – purtroppo – non si compra con il denaro.
c.p.
E’ davvero inquietante il fatto che un giornalista sia costretto a muoversi su un’auto blindata e con due uomini di scorta. Accade a Michele Albanese, giornalista del “Quotidiano del Sud”, autore dello scoop sull’inchino della statua della Madonna delle Grazie davanti alla casa di un boss ad Oppido Mamertina. Le organizzazioni criminali dell’area di Gioia Tauro “attenzionano” da tempo Michele Albanese se è vero come è vero che ha subito intimidazioni e minacce di vario genere. Intimidazioni e minacce evidentemente assai serie se il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Reggio Calabria ha ritenuto di assegnargli una tutela di terzo livello. Significa che gli elementi di cui magistrati e forze dell’ordine dispongono vanno inequivocabilmente in una direzione: Michele Albanese è a rischio. Il fatto sottolinea in maniera plastica le condizioni di difficoltà e di pericolo in cui operano tanti colleghi calabresi, in particolare quelli che si occupano di cronaca giudiziaria o che sono impegnati nel giornalismo d’inchiesta. Innumerevoli i casi di minacce e di intimidazioni, ma non si era finora mai arrivati ad un livello di allarme tanto preoccupante da determinare la necessità di mettere sotto scorta l’interessato. Nel ringraziare il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Reggio Calabria, i vertici delle forze dell’ordine ed il Procuratore di Reggio, Cafiero De Raho, per la tempestività e la sensibilità con cui hanno affrontato e risolto il problema della sicurezza del collega, il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria esprime la massima solidarietà possibile a Michele Albanese. Vivere sotto scorta, infatti, non è certo un privilegio; è invece un fatto che sconvolge i normali ritmi di vita, crea allarme e tensione, impedisce di lavorare con serenità, determina preoccupazione ed ansia tra i familiari. Siamo sicuri che Michele Albanese, giornalista serio, scrupoloso, bravo e coraggioso, avrà comunque la forza e la capacità di vivere questa fase come un ulteriore sprone per amplificare, se possibile, il suo impegno nella ricerca della verità e nella denuncia di fatti che offendono la coscienza civile e sociale di tutti i calabresi onesti.
Piena solidarietà, mia e di tutto il Consiglio regionale che rappresento, al giornalista del Quotidiano del Sud Michele Albanese – cronista d’esperienza e professionista di valore, costretto a vivere sotto scorta proprio in ragione della sua professione –, alla sua famiglia ed alla sua testata.
Vivere sotto scorta è un’esperienza dura, perciò auspico che siano presto individuati coloro che hanno provocato tale provvedimento. In questa terra, per una serie di ragioni, espletare il proprio mestiere è diventato difficile, vale per i giornalisti come per i tanti politici che quotidianamente sono minacciati e per magistrati e forze dell’ordine cui non saremo mai grati a sufficienza per la loro dedizione contro la criminalità. L’attenzione dello Stato, su questo delicatissimo fronte sono del parere che debba essere incentivata al fine di garantire la sicurezza di tutti coloro che difendono la democrazia ed il diritto dei cittadini ad essere informati.
Michele è un giornalista serio e coraggioso, un professionista di prim’ordine. Sono convinto che, nonostante i pericoli a cui si espone quotidianamente con le sue denunce a tutela della legalità in Calabria, andrà avanti nella lotta che conduce da anni per l’affermazione dei principi di libertà e di giustizia.
A Michele, che ho avuto modo di conoscere e a cui mi lega un rapporto di stima, esprimo la mia solidarietà e vicinanza. Un giornalista libero non può e non deve essere lasciato solo.
Grande direttore!
Un abbraccio a Rocco Valenti e a Carlo Parisi.
E’ una vergogna quello che sta accadendo, ma non dobbiamo mollare. Riflettori più accesi che mai!
Il M5S esprime solidarietà al giornalista del Quotidiano del Sud – e collaboratore dell’Ansa dalla piana di Gioia Tauro – Michele Albanese che da ieri, per decisione della Procura di Reggio, è costretto a vivere sotto scorta. È stato lui per primo a denunciare l’inchino davanti alla casa del boss durante la processione di Oppido Mamertina. Una solidarietà più sentita in quanto Albanese non è nuovo a questo tipo di situazioni: già in passato, infatti, il giornalista era stato oggetto di attenzioni particolari da parte della ‘ndrangheta – essendo stato vittima di intimidazioni – e per questo motivo, oggi, è costretto ad essere scortato da militari.
Tali fatti di cronaca ci ricordano – purtroppo – che fare veramente il giornalista in Calabria porta a confrontarsi con un’ombra scura che cerca di manovrare anche l’informazione libera. Un’ombra che prova in tutti i modi di zittire tutti coloro che vogliono far chiarezza sui fatti, denunciando con coraggio le azioni mafiose che altrimenti rimarrebbero sepolte sotto una cappa di omertà. È un prezzo troppo alto che la società non può permettersi di pagare.
Ed è gravissimo che nel nostro Paese ci siano ancora territori, Calabria compresa, in cui chi cerca di agire, con onestà, secondo il principio della legalità, rischia di vedere la propria vita e quella dei propri cari in pericolo. Noi del M5S stiamo dalla parte della giustizia e continueremo ad affermare a gran voce che sono “loro” che devono aver paura di noi, sono “loro” che devono nascondersi. Le loro azioni intimidatorie non riusciranno a fermare la voglia di riscatto di tutti quelli che sognano una Calabria libera dalla criminalità.
In questo percorso non facile, per renderlo possibile, fondamentale sarà la presenza delle istituzioni che devono, oggi più che mai, far sentire la loro presenza. I cittadini non devono e non possono essere lasciati soli, preda di chi pensa che con la violenza si può comprare il silenzio. È arrivato il tempo di rimanere uniti, camminando a testa alta, per dimostrare che non è minacciando le voci libere che si può spegnere la voglia di cambiamento dei calabresi.
E’ di eccezionale gravità il fatto che un giornalista venga messo sotto scorta su disposizione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Evidentemente il livello di attenzione della criminalità su Michele Albanese è elevatissimo. Al valido redattore del Quotidiano del Sud e collaboratore dell’agenzia Ansa esprimiamo tutta la nostra vicinanza: attorno a lui dobbiamo fare quadrato.
Albanese, giornalista stimato e competente, non deve essere lasciato solo. Il mondo politico, al di là delle enunciazioni di principio e delle espressioni rituali di solidarietà, ha il compito di sostenere nei fatti il diritto di cronaca ed impedire che gli operatori dell’informazione vengano esposti alle reazioni di chi, in maniera subdola, con la violenza o con il discredito, vuol impedire ai giornalisti di fare il proprio lavoro.
Michele Albanese è una persona perbene, un giornalista serio, un operatore dell’informazione scrupoloso e attento. A lui esprimiamo tutta la nostra solidarietà. Albanese rappresenta un modello di passione civile, prima ancora che di competenza e capacità professionale, che tutti noi abbiamo il dovere di tutelare. Dalla libertà di stampa dipende anche in larga misura il futuro riscatto della Calabria e della provincia di Reggio.
A nome mio e dei giornalisti dell’agenzia Labecom esprimo la piena solidarietà e i sensi della più sincera amicizia al collega Michele Albanese, al quale è stata assegnata la scorta a causa della situazione di pericolo cui è esposto per via del proprio lavoro. La decisione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che ha disposto questa forma di protezione nei confronti del giornalista de Il Quotidiano del Sud e dell’agenzia Ansa, testimonia la condizione di assoluta emergenza che contraddistingue l’operato di quanti in Calabria assolvono il difficile compito di informare.
Siamo vicini a Michele Albanese e ai suoi cari: è un collega competente e coraggioso, che con il suo lavoro contribuisce quotidianamente allo sforzo collettivo per rendere migliore la regione in cui opera e per formare un’opinione pubblica libera e consapevole. Siamo con lui e con i colleghi che tutti i giorni, faticosamente e nel rispetto della deontologia professionale, lavorano per liberare la Calabria dalla ‘ndrangheta.
Solidarietà e vicinanza al giornalista Michele Albanese. La necessità di mettere sotto scorta un operatore dell’informazione costituisce, di per sé, una privazione della libertà personale e dunque una forma inaccettabile di violenza. I timori sull’incolumità di Albanese sono molto fondati se il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza si è dovuto spingere al punto di attivare immediatamente la protezione nei suoi confronti. Al giornalista de Il Quotidiano del Sud e dell’Ansa giunga il mio pensiero di stima e di piena condivisione delle sue battaglie contro ogni forma di illegalità in una delle aree più difficili del Paese.
Gli arcivescovi e ed i vescovi della Calabria esprimono solidarietà al giornalista Michele Albanese, cronista della provincia di Reggio Calabria, sotto scorta per un presunto pericolo di minaccia da parte della criminalità organizzata. Già ieri la Conferenza Episcopale Calabra, riunita a Paola, ha formulato un forte monito, condannando e respingendo ogni forma di criminalità e di peccato che offusca la verità e l’amore di Cristo.
Nella viva speranza che la Parola di Dio possa toccare il cuore di ogni persona smarrita, i Pastori di Calabria invitano tutta la comunità ecclesiale alla riflessione e alla preghiera.
Piena solidarietà al collega Michele Albanese, costretto a rinunciare alle sue prerogative di uomo libero per la professionalità con cui svolge il suo lavoro.